Marcatori: 26′, 31′ Insa Faboure (R); 42′ Mattia Boni (R); 53′ Samuel Luongo (T); 60′ Sebastiano Torri (R)
Assist: 1 Mariel Kondakciu (R); 1 Samuele Iori (R)
CRONACA
Avanti Teo e dopo Teo. Un ingresso trionfale al 23’ del primo tempo sul prato de El Parroquial che cambia le sorti di Tripoli – Rodano, e del bar. Soprattutto. Ma la cronaca di una partita vista e rivista dagli analisti, proiettata live dagli aggiornamenti social della pagina Coppa dei Cantoni (seguitela) e commentata a bordo campo dai paganti, diventa ridondante. Diciamocelo, noiosa. Basti sapere che finisce 4-1 per gli uomini di Tommy Vecchi, che aspetta in panchina per tutta la prima mezz’ora l’arrivo del talismano Teo Benso (non è vero ma piace pensarlo). Le aquile divorano i serpenti al cospetto del monarca assoluto genovese. E le grandi dinastie finiscono. Tripoli – Rodano ricorda questo. Perché le case regnanti di un tempo non ci sono più. Solo qualche sbiadita nostalgia stampata sull’anagrafica della 3 dei guardiani del Modolena: Daniele Cossentino. Per il resto, i terreni di conquista dei vecchi imperi sono presi da nuovi potentati: due gol, belli, bellissimi di un incontenibile Insa Faboure (ragazzo, occhio mercoledì contro Scampate. No, perché DD99 appena arrivato in panchina ha subito rivendicato l’intervento killer di un anno fa); le magie per caso di Mattia Boni o i numeri da circo di Federico Pluchino, detto “Plumcake” (si può scrivere sulla scheda elettorale). Altro che nepotismo. La Coppa dei Cantoni è ricambio, ricircolo. Aria fresca. Green. Anche se il primo match della sesta giornata della Ventesima edizione (la più bella di sempre) è targato Blue. Di fatto, fino alla venuta del cacciacinghiali Teo Benso, è un assedio Tripli. Ma c’è Fontanelli. Che equivale a ordine, controllo e disciplina. Se fosse eletto sindaco, la disputa per una eventuale biblioteca a Montecavolo da Quattro Castella troverebbe una soluzione pressoché immediata. Fonta pensaci. Comunque, ci prova Pluchino Plumcake ma Davide Braglia salva la porta. Poi Insa al 26esimo incrocia e batte un incolpevole Geremia Covi, in porta a causa delle tante assenze di Tripoli ma è pur vero che a Rodano mancano “i due del Carpi”. L’arbitro Ferrari fischia due volte. Qualcuno beve, scoppia l’estate: la gente passeggia in piazzetta Contone, ai balconi ci sono le comari affacciate, il pubblico raggiunge vette di cento persone e l’odore di griglia fa pensare che “sì, bella la coppa… mangiata però, non giocata”, mentre i ragazzini impennano per strada. Tutto romantico, notti magiche raccontante dal The Club che fa già paura al QClub. Ferrari non fa in tempo a far riprendere la partita che Insa ha già segnato. Ancora. Ora in porta per Tripli c’è Davide Nathan Falco Briatore. Che non spicca il volo. “È la mia prima partita, non conosco i nomi”, ammette. Non un grande inizio. Ma si rifarà. Rodano esagera: tiro-cross di Mattia Boni che sta chiedendo ripetizioni di fisica per capire come abbia fatto a finire in porta e infine poker calato da Sebastiano Torri dopo una traversa di chi? Di Insa. In mezzo Tripoli accorcia timidamente le distanze con Samuel Luongo. Uno scontro al vertice, “un assaggio di finale” pronosticano gli avversari. Di certo Tommy Vecchi sta programmando l’agenda di Teo Benso. Rodano sogna: capolista a 8 punti.
PAGELLE
TRIPOLI
Federico “Plumcake” Pluchino: Uomo di qualità con tiri e giocate efficaci, non leziose. Onora il numero che porta sulle spalle. Pesante a Tripoli. Ma è un’oasi nel deserto in questa mesta serata dei suoi. Un po’ come trovare dei biscotti con ancora l’olio di palma. Ma tranquillo perché sugli spalti c’era l’ad della Mulino Bianco: dice che s’è liberato un posto… al bar. 6.5
Samuel Luongo: È suo il gol della bandiera. In panchina spiegano a quelli poco avvezzi alle cose di calcio che “è un difensore centrale da prima categoria”. Qualcosa fa vedere ma una rondine non fa primavera ed è quasi già estate. Sulla fiducia ecco il voto: 6,5. Comunque il migliore dei suoi.
Christian Geraci: Sarebbe un altro nome storico. Da lui ci si aspetta più consistenza, quantomeno per l’esperienza. Per il voto, il numero sulla maglietta va raddoppiato per due. Ma siamo gentili: 4,5
Geremia Covi: Va premiato l’attaccamento al territorio: “Abito a Montecavolo da novembre, finalmente potevo giocare”. Già per il cuore, meriterebbe la sufficienza. Dopodiché va detto che il portiere non è il suo ruolo, ma si impegna e qualche salvataggio rocambolesco mo fa. 6-
Davide Falco: “È il sosia di Schillaci”. Paragoni tosti. Falco è simpatico, disponibile e generoso. Promosso per una birra. Nel secondo tempo dà il cambio a Covi e si piazza in porta. Ok, fine però: la svista sul tiro-cross di Boni è una roba brutta. 5
Massimiliano Mainini: Si impegna, ma non basta. È poco efficace e lascia parecchio spazio agli avversari. Solo un intervento risolutivo: 5.5
Gabriele Delmonte: Evanescente, assente da taccuino. Magari faremo un controllo oculistico: 5-
Lprenzo Torri e Alberto Pederini: Vedere loro compagno qui sopra. Stessa sorte, stesso voto.
Daniele Cossentino: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Soprattutto con quel cognome. E tra questi compiti ci sarebbe anche dire al pagellatore chi sono i compagni di squadra mancanti. “Non mi ricordo”. Dai Dani’, futuro capitano. 5
Massimo Giorgini: Il capitano ci prova fino alla fine. Motivo e sprona i suoi. Dietro prova a mettere ordine, ma invano. Giornata nera per tutto Tripoli. 5.5
RODANO
Davide Braglia: Il nome lascia il dubbio che sia nella squadra sbagliata. Di certo però il ruolo è quello giusto: e lo dimostra al 9’ del primo tempo con un intervento miracolo su Pluchino. 6.5
Riccardo Fontanelli: Signori, alzatevi in piedi. Casalingo, sorridente, uomo ambito da tutte le ragazze del bar. Poi anche calciatore coi fiocchi. Lì dietro ti dà quella sicurezza per cui gli affideresti tutti i tuoi risparmi, se solo non li avessi appena spesi in hot dog dalle chicas. È preciso nelle uscite come centellina i grammi di pasta delle diete dei suoi pazienti. Con le parole del suo capitano Vecchi: “Fonta su questo campo è pazzesco”. No Tommy, non è il campo. È l’erba del campo. 7
Samuele Iori: La palla gli rimbalza male un paio di volte. Le uniche in cui la tocca. Dal 10, ci si aspetta di più. Sfortunato. 6-
Sevastiano Torri: Combatte, anche se gioca davanti. Prova più volte a comparire sul tabellino dei marcatori, e alla fine ci riesce dopo una rocambolesca roulette in area. 6,5
Insa Faboure: La sua partita va descritta nell’ottica di essere riuscito a rubare la scena e il titolo di migliore in campo a Fontanelli. Quando parte sulla fascia destra è incontenibile. Ma quest’anno Davoli è in forma. Vedremo. Fa due gol comunque, dribbling e risponde pure alla domande da bordo campo. Gigante. Rodano ha trovato il suo gioiello. 8
Alessandro Melioli e Tommaso Corradini: Poca roba. In una grande serata di festa, loro preferiscono farsi il picnic da soli al parco di Roncolo. Quindi fuori territorio. Quindi male. 5,5
Mattia Boni: Quel gol ancora se lo sogna: tiro-cross che a palombella cade in porta. Manco esulta a momenti. Per il resto, tanto ordine. Sa soffrire, per poi ferire. Paziente. 6,5
Mariel Kondakciu: Fa assist a Insa e gioca a pallone. Corre tanto e fatica. Stacanovista. 6,5
Tommaso Vecchi: Primo tempo visto in panchina. “oh ma Tommy giochi vero?”. Risposta: “Sì tutto il secondo”. Allenatore nel pallone. Oltre che capitano. 6
Luca Di Giorgio: Chissà se la D è alta o bassa, scusaci in caso dovessimo mancare di rispetto alla tua nobiltà. Comunque qualche fallo di troppo, ma anche lui va vicino al gol con un palo. 6
ARBITRO
Luca Ferrari: Partita tesa sulla carta con squadre ai vertici della classifica. La gestisce bene. Poche lamentele, pochi momenti complicati. Tutti soddisfatti sotto la doccia. Calma, tranquillità e precisione. 6.5
Il bar: ottimo rapporto qualità prezzo. Gentili: cinque stelle su TripAdvisor. Ma si deve abbondare con la salsa bbq. A Iaquinta piace.
Organisazion: La Ventesima è la più bella di sempre, vero. Tante novità, belle, fantastiche (poi un giorno racconteremo i post serata sul divano del The Club). Ma caspiterina: che ricambio generazionale, ci si sente vecchi ohibò. Certe specie protette andrebbero tutelate.